Lettera senza francobollo

Io non lo so
come ti sono scivolato nella vita. Con la lentezza delle mucche al pascolo. Con la pazienza del contadino, ho ripetuto i gesti che la natura mi indicava, fino a farne rito. Il raccolto è diventato un desiderio mai pensato, una cipolla al cartoccio sotto le braci spente; prima di lui, ha mandato avanti gli inverni e le estati e tutte le altri stagioni per così tante e tante e tante volte che il desiderio ha sfiorato l’illusione.
Per sbaglio una sera ti è scappata una maniglia. M’avevi aperto la porta più buia e io ho voluto – ho dovuto – entrare. Ho chiesto permesso, ho fatto piano. Non ho avuto paura, neanche un secondo. Ho preso per mano la tua, di paure, era grandissima e nera ed io l’ho accarezzata, ti ricordi? L’ho accarezzata tanto da sghiacciarla, da scioglierla ai piedi del mio divano.

I calendari sfiorivano
e un’altra sera
esplose un bacio a quaranta atmosfere. La vetrina di un acquario rotta da duecentocéani. Amore mio, ti ricordi? Ci fermò l’impenetrabilità dei corpi. Solo una legge universale poté qualcosa.

Ancora stagioni e tante notti, le notti, succedeva tutto di notte tanto che pensai che il sole pensasse male di te. Sai le spie dei film, quando a un certo punto non sanno più per cosa lottano, dubitano della loro stessa bandiera, eppure non si distraggono un secondo?
Ho continuato a santificare ogni desiderio più sudicio, ogni pensiero di noi ignudi è diventato un sacramento e quando abbiamo fatto l’amore ci siamo finalmente persi nella nostra religione. Il giorno del giudizio è arrivato proprio quando il nostro giudizio è andato a puttane, e dentro quella massa di carne che eravamo noi avvinghiati non c’erano più due anime sole, ma tutti e sette i cieli in gloria, che Michelangelo c’avrebbe ritinto la Sistina.

Io non lo so come sia possibile ora trovarmi accanto a te. Così vicini da dormire scambiandoci i respiri. La pesantezza dei nostri fiati che di notte riposano insieme è per me come l’odore del vino più costoso.
E ora ti scongiuro, ti scongiuro:

FA’ CHE IO TI BASTI.

Non avrei forza per nient’altro che non sia il me che è nato con te.